11 giu 2017

PLANIMETRIA DI UN RUMORE

Perso nelle fauci di un tempo impietoso
dalle origini astratte, dalle idee distorte.
Placare mai riesco la sua famelicità
nell' orchestrare sinfonie dal pesante
alito, frastornando l' animo tormentato
di chi riesce più a riposare le viscere. 
Stabilizzandomi nel ora ormai tarda
in cui caldo, frenesia dialettica, altro
disturbano il mio sonno senza pace,
facendomi rigirare, contorcere avido
nei pensieri più ombrosi dal malsano
ardire suicida, in un calderone acceso.
Un torbido Inferno mi si attorcilia
alle gambe doloranti, pulsandomi 
nello stomaco nauseato di ansia.
Spiego il mappario rileggendo caos
all' interno compartimentato a stanze
dall' accumularsi di presagi scomodi,
fatiscenti scenari, raccapriccianti
intrecci di forme pensiero arrabbiate.
Sto svenendo dal fetore racchiuso
in ogni angolo di questa planimetria,
nessuna via di esodo per evacquare
da un possibile incendio interiore
o sisma repentino dal li sconvolgente.
Fatemi aprire le finestre del Palazzo,
nello spazio ristretto che mi si stringe
addosso sento mancarmi le forze.
Rumore, rumore e ancora RUMORE!
Ho la sensazione di star per esplodere,
l' aria agonizza, i polmoni collassano.
Strategie della mente per ammutolirmi
eppure trovo la forza di gridare aiuto.
Fatemi uscire da questo LABIRINTO,
impazzirò altrimenti nel mio lamento.
Le radici sprofondano nel seminterrato
di un edificio dotato di crude barriere,
lentamente mi portano verso il basso,
in una varagine simile ad una gola.
In bocca al Cerbero della situazione
finisco senza potermi opporre al Fato.
Digerito e scaricato come melma
nella rete fognaria dell' ingannevole,
perfida macelleria del mio Lucifero.


11/06/2017              di Sergio Carion

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