14 mar 2017

PADRE PERDONAMI!

Mormorii interiori portan lo stato
di veglia in una trance produttiva,
ripescandone i frammenti riposti
in acqua, in mille e più sfumature,
al rinvenimento traggo conclusioni.
Un fanciullo dall' aspetto ossuto
nell' angolino di una casa sporca,
inospitale e colma d' antica tristezza.
S' accinge il minuto ometto, stanco
avvolgendosi nella vecchia coperta,
raggomitolandosi sempre di più
sotto la parete, protettiva corazza.
Ricorda a stento la felicità perduta
in un attimo, oltre i lunghi pianti
sofferti nell' oscuro di una cantina,
fetida, sudicia, terribilmente umida.
Un pensiero l' assillava di continuo,
una supplica dal profondo del cuore.
Una richiesta d' aiuto mai udita!
Perdendosi nei sotterranei ombrosi
di se stesso, vulnerabile accento
ad oggi più ascoltato, accecato
dalla chiusa Dimensione paranoica.
Una voce da quell' antro socchiuso
rimbomba estenuante, riecheggia
prepotente al proprio cieco ascolto:
PERDONO, PERDONO PADRE…
PRENDI LA MIA MANO
SOSTIENI, PROTEGGI, AMAMI!
il lamento ininterrotto si espande
fra le mura del mio inconscio rifugio,
trattenerlo ora n' é più possibile.
Mi ci immergo nei suoi caldi abissi
riscoprendone la bellezza intrisa
di quel lato bambino d' ora rinchiuso.
Quella parte di me, ora, richiama
l' attenzione dei miei acuti sensi.
Quel gracile pulcino divenuto Aquila.


14/03/2017               di Sergio Carion

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